mercoledì 27 settembre 2023

Non sappiamo quasi nulla della religione cretese. Non c'erano idoli o immagini da adorare, né templi. La gente venerava nelle proprie case e sembra che ogni casa avesse una stanza riservata a questo scopo con il suo santuario e l'altare; i pilastri erano uno dei segni distintivi di questi santuari. La dea principale era la Madre Terra, la Fonte della Vita, uno spirito dal carattere buono e gentile. A volte era chiamata Signora delle Creature Selvagge e in suo onore si sacrificavano tori. Scene che rappresentano tali sacrifici si trovano su gemme incise e le corna del toro sono spesso collocate su altari e santuari. Questa Dea della Terra era Dea sia dell'Aria che degli Inferi: quando appare come Dea dell'Aria, ha come simbolo le colombe; quando appare come Dea degli Inferi, ha i serpenti.

Un altro simbolo sacro che si trova in relazione a santuari e altari è l'ascia e spesso una doppia ascia. Sembra che questo fosse considerato un simbolo divino che rappresentava il potere, perché è l'ascia che trasforma ogni tipo di materiale in articoli utili e, attraverso la fatica dell'uomo, fornisce gran parte di ciò di cui l'uomo ha bisogno. Le navi non potevano essere costruite senza l'ascia e, poiché fu la nave a dare a Creta il potere nell'Egeo, l'ascia venne vista come simbolo di questo spirito.

Questi primi popoli dell'Egeo non sentivano il bisogno di templi. Quando adoravano in quella che ritenevano essere la dimora degli dei, sceglievano luoghi solitari, cime di colline remote o caverne o le profondità di una grande foresta. Sceglievano per questo culto un luogo lontano dalla vita quotidiana dell'uomo e che non fosse mai stato toccato dalla mano dell'uomo, perché ritenevano che fossero questi i luoghi che il dio avrebbe scelto per la sua dimora. Da questi luoghi si sviluppò l'idea del tempio, che doveva essere un edificio chiuso ed escluso dal mondo, proprio come il boschetto era circondato da alberi, un luogo separato dalla vita dell'uomo.

In questi primi tempi era consuetudine che le persone portassero al dio o alla dea offerte di ciò che avevano di più prezioso. Il meglio del gregge, il frutto più pregiato, il pesce più grande, il vaso più bello erano tutti considerati offerte adeguate. Ma molte persone non potevano permettersi di separarsi dal meglio delle primizie del loro lavoro, e così si diffuse l'abitudine di far costruire delle piccole immagini dell'animale o dell'altra offerta che si desiderava fare, che venivano poste nel santuario. Queste immagini sono chiamate offerte votive e sono una fonte di materiale ricco di informazioni con cui l'archeologo è stato in grado di ricostruire parti della vita antica. 

(traduzione da: The Book of the Ancient Greeks, Dorothy Mills, 1925)

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